martedì 19 dicembre 2017

La scienza del critico in poltrona.

La medicina e la scienza sono argomenti difficili, difficilissimi, non per niente, per capirli, affrontarli, usarli, si studia tanto, anni sui libri e poi pratica.
Spiegarli su internet, quindi ad un pubblico generale, è veramente un'impresa.
Infatti per anni internet è stato usato per argomenti futili, semplici, gli scienziati lo usavano per fare qualche ricerca bibliografica approfittando delle connessioni delle università, i medici sapevano usarlo a stento basandosi sulle capacità informatiche personali, finché, vista la sua influenza sulla vita reale, qualcuno ha iniziato a parlare anche di cose serie e difficili.
Lentamente.
Per anni gli scienziati ed i professionisti hanno evitato il web, vuoi per mancanza di tempo, per incapacità, per snobismo e quindi il campo era tutto per i furbi.

Sapete i ciarlatani, quelli che curano il cancro con l'aglio e le paralisi con le punture di vitamine? Ecco, mentre in ospedale c'era sempre qualcuno che spiegava perché quelle cure non andavano fatte e perché fossero truffe, su internet no.
Lentamente ci ha provato qualcuno.
Sul web sono apparsi medici, studiosi, scienziati, sono riusciti a raccogliere un loro pubblico, hanno avuto addirittura anche un successo mediatico, che non è poco. Situazione odierna quindi migliore di tanto rispetto a qualche anno fa.

Bene. Una strada da seguire, magari migliorare ma, rispetto a pochi anni prima, è già qualcosa.
No. Perché da qualche tempo c'è un altro problema.
Finalmente qualche scienziato di buona volontà (perché in genere lo scienziato che parla di scienza su internet lo fa gratis, usando il suo tempo libero) ha provato a scendere a livello del web (sì, ho scritto scendere, perché il web sa essere una fogna, un ring, ben altro ambiente rispetto a quello ovattato e rigidamente ordinato dell'università). Nessuno, se non un folle, si permetterebbe di aggredire un accademico mentre fa lezione, nessuno, se non una persona disturbata, si permetterebbe di aggredire un medico mentre prescrive una terapia. Questo nel mondo reale, su internet succede questo e peggio ancora. Un fatto che tiene lontani gli accademici, gli scienziati, i medici, che incute timore e che allontana anche chi ha più volontà. Però spiegare e divulgare scienza fa parte dei doveri di chi la scienza la fa e la spiega. Internet è ormai vita reale, con tutte le sue contraddizioni.
La "discesa" degli scienziati su internet, come dicevo, è qualcosa di nuovo (in Italia) ma nello stesso tempo sono discesi altri a criticare questi scienziati. Non negli argomenti (che ci starebbe pure) ma nei modi, nelle parole, nei metodi.

Tanti di quelli che per anni hanno taciuto, sono stati in silenzio e senza muovere un dito ora si alzano in piedi e quel dito lo puntano: "non si parla così!", "la colpa è di tizio, è più bravo caio", insomma, prima non facevano niente per la scienza, ora giudicano quello che fanno gli altri, quindi continuando a fare niente si permettono pure di giudicare.

Mi sono lamentato spesso della mancanza di addetti ai lavori su internet (in Italia, perché nei paesi anglofoni la figura dello scienziato che su internet spiega la scienza è ben consolidata da anni), all'inizio (ma anche ora) incontravo colleghi che non capivano ciò che facevo ("perché lo fai?" "ma ti pagano?") poi mi scontravo con l'assoluta mancanza di volontà nel fare divulgazione fuori dalle aule, dagli ospedali e dai laboratori.
Ricordo ancora oggi che, ai tempi di Stamina (la falsa cura per le malattie neuromuscolari che imperversò qualche anno fa) andai ad un convegno ed uno dei relatori (docente universitario) mise come condizione per il suo intervento l'obbligo di evitare assolutamente l'argomento "Stamina", nessun accenno né domanda su quel tema.
Gli chiesi il perché e mi rispose "ho famiglia, non voglio problemi" e non perché si trattasse di un argomento scomodo ma perché aveva paura delle minacce, delle ritorsioni degli esaltati che sul web ti promettono violenza e ripercussioni personali.
Mi arrabbiai e poi cercai pure di capire, pensai che forse quel mondo universitario non si sarebbe mai messo in gioco su una piazza "sporca" ed incontrollata come internet.
Poi avvenne. Alcuni docenti universitari, qualche medico, dei ricercatori, finalmente qualcuno che si mette in gioco (per passione, perché di soldi in questo campo non ce ne sono, lo garantisco) per diffondere un po' di cultura scientifica.
Scherzando ho anche detto che finalmente potevo dividere gli insulti con qualcun altro ma nella realtà per me si è trattato di dividere finalmente gli sforzi che, onestamente, lascerei completamente nelle mani di altri, visto il peso e la difficoltà di questa "missione".
Vedere quindi altri che criticano, giudicano le parole, i modi, le espressioni, non mi fa piacere.
Non lo apprezzo perché è ovvio avere pareri differenti o preferire uno stile ad un altro, ci mancherebbe ma addirittura arrivare ad odiare, insultare, aggredire, fa sorgere il dubbio (solo il dubbio eh?) che ci sia dietro qualcos'altro.
Vista l'incapacità di diffondere cultura, si cerca di aggrapparsi a chi lo fa per avere un po' di luce riflessa.
Ribadisco, solo un dubbio, terribile.

Su questa cosa non mi sono mai espresso però comincia a darmi fastidio perché mi ricorda i "critici in poltrona" che incontro ogni tanto, una cosa che succede sempre più spesso.
Sono quelli che commentano un mio post, che molte volte è frutto di impegno, documentazione e che, in ogni caso, è dimostrazione di studio, lavoro.
Davanti a dati e complicati meccanismi resi comprensibili, ci sarà sempre quello pronto a notare la virgola fuori posto o il nome proprio scritto in minuscolo. E con quale enfasi si scandalizza!
Il critico in poltrona sta comodo, seduto, tranquillo e legge i tuoi post. Poi, appare all'improvviso e commenta, criticandola amaramente, la forma grammaticale o ortografica di ciò che hai scritto, oppure ci tiene a dare il suo parere ma usandolo come se fosse il parere dell'intera comunità scientifica.
Il critico in poltrona, dato il suo importante contributo, si ferma ma, appena provi a fargli notare che davanti alla virgola sbagliata c'era da notare un messaggio, una morale, un significato, si arrabbia, si offende: il critico non accetta critiche.

Una volta scrissi un post per pubblicizzare l'uscita del mio libro ed usai l'ironia dicendo che leggere fa bene, migliora la salute e ridurrebbe il rischio di alcune malattie. Volevo usare lo stile che uso di solito (dare informazione medica in parole semplici sempre però con i dovuti riferimenti scientifici) per fare un po' di promozione.

Per rendere il post più credibile aggiunsi alcune voci di bibliografia, come per confermare ciò che dicevo: erano due studi che notavano come un elevato livello di istruzione (è un dato conosciuto) riducesse il rischio di malattia cardiovascolare. Nessuna pretesa di vincere il premio Nobel, una semplice pubblicità fatta cercando di essere simpatico.


Arrivò subito il commento di un ricercatore, un docente universitario che, arrabbiato, scrisse che quei due studi non dicevano quello che sostenevo io e che parlavano di un'altra cosa.
Spiegai che in realtà non avevo neanche letto bene quegli studi, a me serviva il loro titolo perché sembravano confermare le mie parole: leggere fa bene alla salute, quindi comprate il mio libro, nessuna voglia di dare dati scientifici, tentavo di alleggerire una evidente autopromozione.
Così sconvolgente? Eppure il professore si lanciò in una disquisizione sulla divulgazione, che bisogna essere precisi se si scrive su internet, che la serietà della persona si vede anche da queste cose e che se si cita uno studio prima bisogna averlo letto, era delusissimo dalla mia persona che non meritava il successo apparentemente avuto, gli risposi semplicemente di cercare di capire il tono del post che era, alla fine, una semplice promozione del mio libro.

Qualcuno glielo fece pure notare ("prendere le cose alla leggera, ci puoi riuscire" commentò una ragazza) beccandosi ulteriori polemiche e toni acidissimi.
Per ironia della sorte io non conoscevo questa persona, colpa mia ma non sapevo chi fosse (a quanto pare un serio e noto docente universitario) e quindi la presi con molta tranquillità, risposi infatti qualcosa come "ma farsi una risata? Prendi il post per quello che è".
Niente, il prof si arrabbia, risponde che lui le risate se le fa perché le mie parole sono ridicole, dimostrazione di poca serietà e prova di poca accuratezza. Detto da uno che non ha mai mosso un dito per fare divulgazione né si è mai sentito in dovere di difendere scienza o medicina è tutto dire. Ecco, per questo non sopporto i critici in poltrona, quelli che comodi comodi, seduti e con il plaid sulle ginocchia alzano il sopracciglio, muovono il dito indice e trovano l'errore.
L'errore secondo loro, ovviamente. Da qualche settimana è proprio così. Sono nati i critici della divulgazione, stanno per diventare un gruppo così numeroso che prima o poi diventerà un lavoro. Faranno i divulgatori di critica alla divulgazione.
Così si troverà quello che sostiene che per parlare di scienza bisogna essere educati, l'altro che è convinto serva "blastare" (espressione che più o meno indica il mandar a quel paese chi commenta in maniera banale o stupida). Un altro che pensa che per parlare di influenza serva essere premio Nobel per la medicina e quello che dice che se non hai almeno cinque lavori su Lancet non sei nessuno.
Meglio essere pacati, no, meglio essere severi e duri.
Insomma, ognuno dice la sua.
Così anche io dico la mia.

Parlate di scienza, di medicina, di astronomia, chimica, fisica, parlatene, spiegatela. Come volete ma spiegatela.
Ognuno avrà il suo stile, il suo pubblico, qualcuno avrà successo altri no ma che vi importa?
Molto difficilmente la divulgazione diventerà il vostro lavoro, tranquilli, non c'è molta gente disposta a pagare o ad investire in un campo sempre mal gestito in Italia, quello della cultura, quindi fatelo se vi piace e perché vi piace, non per altro.
E poi la regola principale: non fatelo per voi ma per gli altri.

Così il critico in poltrona dovrà alzarsi e scomodarsi e qualsiasi critica non colpirà mai la vostra voglia sincera di diffondere cultura. Al critico in poltrona chiedo di fare proprio questo: invece di impiegare il proprio tempo e la propria competenza per smontare ciò che non piace degli altri, la usi per diffondere conoscenza e sapere, cultura e sapienza. Farà del bene agli altri ed un po' anche a se stesso.

Alla prossima e...auguri di buone feste a tutti!

mercoledì 6 dicembre 2017

Che male vuoi che faccia? Complotti e salute.

Ormai è un argomento attuale, le chiamano "fake news", "post verità" o più semplicemente "bufale".
Sono le false notizie, diffuse spesso dai social network ma non solo (ultimamente anche carta stampata e televisioni non hanno evitato brutte figure) e che possono riguardare anche il tema della salute.

Per anni (decenni) questo problema è stato sottovalutato. Quando scrivevo dei guaritori che convincevano i malati ad abbandonare la medicina per affidarsi a false cure, in tanti mi dicevano "ma lascia stare, tanto non li convinci" oppure "che male vuoi che faccia, se uno è destinato a morire, almeno muore convinto di aver provato". Questa opinione, ad alto contenuto di cinismo, non era così rara e tra quelli che la pensavano così c'erano pure miei colleghi medici: "chi te lo fa fare, lasciali stare".
Poi i vaccini: causa di tutti i mali, dall'autismo al diabete, per anni le bufale hanno attraversato la società indisturbate, senza che nessuna istituzione si prendesse la briga di fare qualcosa. Quando scrivevo di bufale sui vaccini, anche qui, in tanti mi dicevano "è inutile, tanto sono pochi quelli che non si vaccinano, ci saranno sempre".
Poi sono iniziati i morti, persone con malattie gravi morte dopo essersi curate con sciocchezze, ciarlatanerie, sono morti anche dei bambini e delle persone fragili per malattie infettive prevenibili con la vaccinazione e qualcosa si è  mosso.
Qualche istituzione (vedi alcuni ordini dei medici) ha iniziato (finalmente...) a prendere provvedimenti contro quei medici ciarlatani che diffondevano false notizie per fare qualche soldo e persino alcune testate giornalistiche si sono affrettate ad occuparsi del problema.
Troppo tardi? Chi lo sa.

Ora però si pone un altro problema. Anni di cultura del sospetto, anni nei quali ci sono state persone cresciute con una mentalità debole, complottista, paurosa, acritica, sospettosa del prossimo e delle istituzioni, hanno creato gruppi di persone assolutamente incapaci di distinguere la realtà dalla menzogna, la vera notizia dalla falsa, la scienza dalla ciarlataneria e queste persone, ormai non più ragazzini, iniziano ad occupare i banchi del governo, gli uffici, iniziano ad essere professionisti: avvocati, magistrati, medici, ingegneri. Le false notizie sono divulgate da giornali, televisioni, siti istituzionali. Ci sono comuni italiani che danno il patrocinio a convegni di ciarlatani dicendo di voler fare "corretta informazione", ci sono associazioni di consumatori che diffondono il film di Andrew Wakefield in nome di una inopportuna "informazione", come se per informare sulla pedofilia facessimo vedere l'archivio foto di un pedofilo, perché è giusto capire il suo punto di vista.

Abbiamo cresciuto una generazione di paranoici dentro una popolazione ignorante.

Sì, il complottismo ha fatto male.

Negli anni passati un governo (quello sudafricano) ha creduto alle parole di un pazzo complottista che sosteneva la non esistenza del virus dell'HIV (quello che causa l'AIDS). Questi pazzi ci sono anche da noi e ricevono persino l'aiuto di istituzioni e strutture pubbliche, tanto per non farci mancare nulla ma in certi paesi l'AIDS è più di una piaga e non ha certo bisogno di guaritori o malati di mente. Se nessuno li ferma però, anzi, se pure le istituzioni li aiutano, i danni che possono fare sono immensi. In Sudafrica, ad esempio, nel 2000, ci fu un presidente della repubblica (Thabo Mbeki) che negava (chissà in base a quali letture disinformanti) il nesso tra virus dell'HIV e AIDS (per lui il virus non esisteva e quindi la malattia era semplicemente il risultato di una vita dissoluta). Tra le sue simpatie alcuni medici "dissidenti" (altri complottisti, anch'essi negavano senza averne prova, il nesso tra AIDS e HIV) che decise di riunire in una sorta di commissione di studi.

Per questi medici, fortemente sostenuti da quel governo, diffondere l'idea tra la popolazione che non bisognasse più assumere i farmaci che servivano per mantenere stabile la malattia fu un gioco da ragazzi.

Non contento, il presidente nominò quale ministro della salute un suo amico anch'egli fortemente ignorante e complottista che in breve cominciò ad eliminare dagli ospedali i farmaci antiretrovirali (quelli che servivano per la malattia) sostituendoli con integratori, erbe, succo di limone e aglio.
In quegli anni praticamente tutta la popolazione, fu convinta (con le buone o le cattive, visto che i medici che invece mettevano in guardia da quanto stava succedendo erano accusati, licenziati ed anche processati con varie scuse) che fosse realtà il fatto che l'AIDS si curasse con le erbe e che il virus dell'HIV fosse un'invenzione dei poteri forti.

Ovviamente i malati iniziarono a morire. Se prima sopravvivevano per molti anni e le loro condizioni di salute fossero eccellenti, le "cure" naturali del presidente Mbeki iniziarono ad avere i loro pessimi risultati. Più di 300.000 persone morirono in pochi anni, quando precedentemente si riusciva a contenere i decessi. Furono anni di sofferenza. La comunità mondiale cercò inutilmente di convincere il presidente sudafricano a cambiare idea ma lui fu fermissimo, testardamente determinato.
Fu il suo successore che, il primo giorno di presidenza, annunciò di voler abbandonare le idee di Mbeki ed iniziare un nuovo corso, affidando ad un gruppo di scienziati le decisioni sulla salute e puntando sull'aggiornamento dei medici, riuscì in pochi anni a riportare i numeri nella normalità.

Ecco il male che fanno le bufale. Non sono solo scocciature, non sono notizie per arrabbiarsi, quelle sulla salute sono morti, dolore, sofferenze. La cosa che sorprende è che in Italia abbiamo le leggi per fermare ciarlatani, guaritori e diffusori di terrore medico, solo che ancora non abbiamo capito che si dovrebbero applicare perché questa è gente pericolosa, non solo per il singolo ma anche per la collettività.
Se anche noi in Italia avessimo un giorno un governo complottista, dei governanti che si lasciano guidare dall'ignoranza, rischiamo di trovarci i cartomanti in ospedale, l'omeopatia dalla guardia medica. Rischiamo la vita. Non a caso le più diffuse false cure in Italia (per esempio il siero Bonifacio, il cocktail Di Bella, il metodo Stamina) hanno trovato terreno fertile quando i media o singole persone hanno sparso sfiducia o sospetto sulle istituzioni, altrimenti sarebbe bastata una parola di una istituzione medica per porre fine alle illusioni di chi voleva lucrare sulla salute delle persone.

Una cosa simile è successa più recentemente in Venezuela. Il paese in crisi ed un governo probabilmente incapace di fronteggiarla, hanno comportato tagli alle spese pubbliche severissimi. Tra le cose che sono saltate, tante sono di salute pubblica. Dal livello dei ricoveri ospedalieri al costo delle medicine e delle visite, per arrivare ai vaccini. Alcune vaccinazioni sono state modificate o addirittura sospese, tra queste quella per la difterite. Forte del fatto che da anni (da più di venti) non si verificavano casi di difterite, il ministero della salute venezuelano ha eliminato la vaccinazione gratuita, chi vuole farla la paga (ed in un momento di crisi la fanno in pochi, si compra il pane, poi si pensa alla salute). Qualche associazione benefica ha provato a coprire il vuoto sociale lasciato da questa decisione ma ovviamente non si è raggiunta la copertura vaccinale adeguata (bambini più piccoli di un anno vaccinati nel 68% della popolazione da gennaio a settembre 2017, una percentuale molto bassa). Altrettanto ovviamente sono iniziati a comparire i primi casi di difterite (dopo decenni, come detto) con decine di bambini morti. Un dramma assurdo.
Il governo, invece di riconoscere le colpe ed affrontare l'emergenza, si è chiuso a riccio, ha chiamato alcuni medici "dissidenti" (quelli che da noi chiameremmo "antivaccinisti") per tranquillizzare la popolazione e consigliare intrugli di piante e rimedi popolari ma la difterite ha continuato a fare vittime.


A quel punto il governo ha dovuto fronteggiare le proteste e le richieste di chiarimento e cosa ha fatto? La scelta più facile ma la peggiore.
Ha usato le teorie di complotto.

La difterite sarebbe una malattia diffusa dalla CIA (agenzia di spionaggio statunitense), non c'è nessun allarme e persino i morti sarebbero un dato falso diffuso dai medici in combutta con i governi nemici.
Anche chi vuole farsi vaccinare non ci riesce, mancano le dosi e nonostante le proteste il governo ha anche rifiutato aiuti esterni e di nazioni amiche. Una situazione da incubo.

Oggi siamo a 511 casi di malattia (avete capito bene, 511 casi di difterite!) e non si vede nessuna buona notizia all'orizzonte.
La difterite, malattia grave e che provoca molte sofferenze e morte, sta colpendo così molte regioni sudamericane. Direi che in un'epoca di spostamenti facili questa non è una bella notizia neanche per le nazioni più lontane. In linea di massima non c'è un alto rischio che questa malattia arrivi da noi ma particolare attenzione deve farla chi viaggia e chi intende recarsi in quelle nazioni.

Queste cose non devono far riflettere solo chi si preoccupa della salute pubblica ma anche le istituzioni. Non possiamo permettere che ciarlatani, imbroglioni e furbetti diffondano false notizie sulla salute, dovremmo riuscire a non vedere più comuni o istituzioni che incoraggiano o addirittura danno patrocini a convegni ed incontri di antivaccinisti o guaritori, spesso in nome di una assurda e ridicola "parità di opinioni" e chi sparge notizie allarmanti senza attendibilità dovrebbe rispondere delle proprie azioni. Dovremmo finirla di chiudere un occhio sui ciarlatani perché, se non subito, un giorno verrà presentato il conto ed uno di quei ciarlatani potrebbe sedere nei banchi di chi decide o qualcuno potrebbe fargli decidere del nostro futuro.
Le false notizie, gli imbrogli sulla salute, non sono "sciocchezze", non vanno trattate con sufficienza, sono pericolose.
Io lo dico da dieci anni, il mio dovere l'ho fatto.

Alla prossima.